La poetessa scalza
La poetessa
si perse nel gomito
di una rosa spezzata,
rotolò nel pensiero
di una lacrima,
camminò sulle
sue paure
nella notte fonda,
graffianti spine
per i suoi piedi
sprofondanti
nella terra fredda
di una strada
ignota.
La prima volta che ho incontrato Giusy, è stato leggendo
una sua poesia:
“La gravidanza dell’anima”
Le parole comunicano solo suoni, nessuno sa chi le ha
dato vita, significato, amore, odio… ma esiste qualcuno o
qualcosa che riesce a tuffarsi in questo mare,
pescandone la loro anima.
Impasto che ancor più amalgamato forma un quadro,
dove la tela la dipinge solo chi sa ascoltare con gli occhi e
vedere con le orecchie, assaporare con la pelle e toccare
con le labbra!
....
Lei Esiste, la poetessa scalza...
E' rara da vedere
è rara da toccare
con l’anima.
Ma lei C’è!
Poetessa scalza! Voi vi chiederete perché lei sì… è
scalza?
Nasciamo in un lembo di mondo umido e buio, senza
sapere cosa ci aspetta. Le tenebre ci coccolano, ma una
voce da quel quid oscuro ci accompagna.
Per poco tempo la vita ad altezza bassa ci porta, perché
subito ci nasce dentro il coraggio di alzarci. Perché?
Qual è questa esigenza primordiale? E ad un tratto ci
troviamo a fidarci di due piedi nudi che ci innalzano verso
una vita che non conosciamo, ma che già sappiamo!
La prima sensazione di vero contatto... alzarsi e
camminare sui nostri piedi nudi! L’unica certezza di
stabilità in un mondo che vacilla senza più dimensione.
Quanti piedi incontriamo, ma non ne vediamo più il loro colore, la loro
forma, non li riconosciamo più, imprigionati
da scarpe che tentano di disegnare quello che vogliamo
vedere.
Larghe, strette, comode, alte oppure basse, colorate e
disegnate, ma sono le nostre? Quante volte viene voglia
di levarsele, ma quasi non vogliono, ci
hanno stretto e ci circondano. Esse oscurano la nostra vera natura, non se
ne può più fare a meno.
....
Ad un certo punto della vita ci può capitare di incontrare
una poetessa scalza...
Lei cammina dove vuole, senza
paura di rovinare, senza paura di farsi male, senza paura
di offendere, senza paura di volare con i suoi piedi scalzi...
Sa a volte di camminare in punta di piedi su di un filo di
ferro tagliente. Lei è schiacciata. Le spalle appesantite
raccolgono varchi di strane dimensioni... buttati lì,
sgualciti, stropicciati, rotti da chi non li vuole varcare.
Con i passi, l'uno davanti all’altro muove le sue braccia
come ventagli nell’aria, tagliando e squarciando i cuori
delle nostre anime, facendone uscire gocce di quello che
da tempo è dentro di noi.
Nuda o vestita, non la vedrete mai coperta là dove il
movimento inizia.
....
Lei Esiste, la poetessa scalza...
E' rara da vedere
è rara da toccare
con l’anima.
Ma lei C’è!
Se la incontrate, lasciatevi accompagnare a levarvi le
vostre scarpe, lei ci riesce… lei ci porta ad avere fiducia
nell’anima delle parole, nell’anima della morte e della
rinascita...
Vi porterà con la pianta del piede a sentire il freddo, il
caldo, il bagnato, l’umido e il secco, lo sporco ed il pulito,
il bianco ed il nero, il bene e il male.
Con cura lei riuscirà ad accarezzare i vostri piedi,
portandovi indietro fino a tempi più remoti dell’inizio…del
vostro inizio… del nostro inizio.
....
Se la incontrate non fermatela, scansatevi e fatela
continuare piuttosto, ammiratela o giudicatela, ma non
fermatela mai.
Se le sanguinano i piedi non diteglielo, lei lo sa già,
perché è quello che vuole farvi vedere… semmai vi do un
consiglio: “Osservate il disegno delle sue tracce e non
dimenticatelo mai, per nessuna ragione.”
A Giusy Nicosia, la poetessa scalza
L’attore errante, Ivan Suen