Impressioni ispirate dalla lettura del romanzo “The seahorse”
Dopo una delusione amorosa Vanessa West abbandona il posto di lavoro per organizzare un viaggio con la madre Marion ad Ashagiri, la città indiana in cui Marion è nata ed ha frequentato una scuola inglese d’élite ai tempi in cui l’India era ancora una colonia inglese, e suo padre, come tanti inglesi dell’epoca, possedeva e gestiva una piantagione di tè.Questo viaggio per madre e figlia significa la ricerca rispettivamente della fortuna e del “ricordo dimenticato”, entrambi rappresentato dal cavalluccio marino (ingl. seahorse), nelle accezioni di portafortuna secondo l’immaginario popolare e di “ippocampo”, ovvero regione del cervello umano sede della memoria. Non è una semplice cronaca di viaggio, ma un romanzo molto interessante in cui si incrociano i destini di diversi personaggi significativi sotto l’aspetto della psicologia umana ispirata soprattutto – direttamente o indirettamente – dal confronto tra “prima” e “dopo” la conquista dell’indipendenza dell’India. E’ un romanzo molto “calzato”, ma con passi scalzi molto significativi e illuminanti del significato attribuito alle calzature: i piedi nudi compaiono solo nella seconda metà del romanzo per aggiungere alla precedente descrizione delle calzature un aspetto fondamentale, diverso dalla semplice espressione di status symbol o espressione della posizione sociale. Le porte del “Palazzo” in fase di restauro del discendente di una dinastia di principi indiani vengono aperte da un servitore vestito con la divisa dai ricami tipici, che coi suoi piedi nudi sottolinea la realtà di fatto obsoleta e non più esistente della sua condizione sociale. All’interno di questo palazzo Vanessa si toglie le scarpe e sente il calore del tappeto sotto i piedi nudi. E' in questo momento di sensazione tattile intensa e concreta che si rende conto di chi è veramente il principe indiano, ovvero un sognatore che vaneggia imprigionato all’interno della realtà divenuta inesistente del suo palazzo.Contemporaneamente, in albergo Dorothy apre scalza a Marion la porta della sua camera: i suoi piedi impolverati daranno accento alla realtà della “sporcizia d’animo” della donna di fronte alla rivelazione di una verità per lei scomoda, contrapponendosi all’evidente costosità delle calzature che invece portava durante il viaggio in treno. Dopo l’esperienza al palazzo del principe Vanessa viene invitata a recarsi al “Lago dei desideri”, la cui acqua trasparente suggerisce alla ragazza di togliersi le scarpe immergersi nella purezza di quell’acqua cristallina, tanto trasparente da mostrare ogni millimetro quadrato nel suo fondo. Vanessa sfila decisa le ciabatte infradito prestatele da John, suo accompagnatore e salvatore, della misura sbagliata, come a volersi liberare di una realtà che non le è cucita addosso, aspirando invece alla libertà di quell’acqua pura e incontaminata.Le scarpe argentate indossate da Marion mentre si reca a cena si impolverano: lo splendore della Ashagiri che aveva lasciato quando da giovane si era trasferita in Inghilterra è offuscato dal degrado che vi ha ritrovato tornandovi da ultrasessantenne. Interessante la contrapposizione dei piedi nudi indice di realtà rispettivamente inesistente (servitore a palazzo) e desiderata (Vanessa al lago), e della polvere che rispettivamente eclissa il passato (scarpe da sera di Marion) e svela l’animo nascosto di una persona senza scrupoli (piedi nudi di Dorothy). Confesso che è stato difficile scrivere la “recensione” perché non voglio svelare l’arcano a chi vorrà leggerlo.
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