1 - Come si può iniziare ad andare scalzi? |
Nel modo più semplice possibile, vale a dire: si può cominciare in casa in estate, prendendo l'abitudine a stare scalzi e andare avanti finché la resistenza al freddo lo permette. Ma attenzione: si può resistere moltissimo, basta muoversi. Muoversi, attiva la Pompa di Lejard che permette un migliore circolazione nelle gambe e se il sangue circola bene i piedi contribuiscono in modo assai efficiente alla termoregolazione del corpo.
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2 - Come fate ad andare scalzi in città con tutte le porcherie che ci sono per terra? |
Beh, certo non bisogna essere schifiltosi. Però, mentre la nostra pelle è in grado di opporre una efficiente barriera contro gli agenti esterni, non ci poniamo lo stesso problema circa l' aria che respiriamo o gli alimenti che mangiamo. I piedi, tornati a casa, si lavano; e quelli dei barefooters sono molto più puliti e sani di quelli della gente che non metterebbe mai un piede per terra.
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3 - Non avete paura di tagliarvi o di farvi male andando scalzi? |
Nessuno può svegliarsi un mattino e decidere di andare scalzo tutto il giorno; è necessario un minimo "condizionamento" e si deve procedere in modo graduale. Se ciò è avvenuto, si può andare scalzi sempre più a lungo e su terreni "ostici" senza problemi. Certo, la scheggia di vetro invisibile è in agguato, ma succede molto raramente.
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4 - Ci sono posti dove è proibito andare scalzi? |
In nessun posto è proibito, salvo che non sia esplicitamente reso noto tramite avviso o regolamento, come può capitare nella metro o sulle scale mobili. Le richieste di eventuali addetti generalmente sono basate su questo, oppure sono arbitrarie.
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5 - Si può guidare scalzi? |
Si, il codice della strada non lo proibisce; naturalmente si deve essere in condizione di farlo in tutta sicurezza. Per maggiori informazioni, leggete la risposta data dalla Polizia di Stato QUI alla domanda n. 15952. |
6 - Come fate ad andare in giro quando fa freddo? |
Chi va scalzo abitualmente ha una resistenza al freddo maggiore della media delle persone; in ogni caso, ci si abitua e nessuno ha difficoltà a camminare scalzo con temperature esterne sui 5 - 6 C°
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7 - Come fate se schiacciate un "ricordino" o se vi ferite? |
Premesso che è difficile schiacciare cose sgradevoli perché si faccia attenzione, se dovesse accadere ci si strofina un po' sul bordo del marciapiede, si cerca di pulire con l'erba di un'aiola o ad un rubinetto, altrimenti si rimanda ad un pulizia più completa appena possibile. Nel caso di ferita, si cerca di estrarre con una pinzetta il corpo estraneo, si fa uscire un po' di sangue e si mette un cerotto flessibile; se il suolo è bagnato, meglio rimettere i sandali o gli infradito che vanno sempre portati con sé. Naturalmente, tornati a casa si pulisce per bene, si disinfetta ed eventualmente si mette un gel disinfettante. Il giorno dopo, tolto il gel, si può mettere uno strato di attack. Sorridete pure, funziona!!
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8 - Come fate a camminare su terreni scivolosi, per esempio sul fango? |
Per non scivolare passando nel fango o nelle pozze bisogna camminare in punta di piedi. Mentre il tallone è liscio e tende a slittare, la parte anteriore del piede, con le dita e i vari spazi funziona da battistrada e, inoltre, stando in punta di piedi si distribuisce il peso in modo più corretto. E' bene entrare in questi terreni scivolosi camminando già in punta di piedi qualche passo prima, per evitare di scivolare perché non ancora bene in posizione. Ovviamente questo sistema garantisce di non scivolare in pianura, ma non se la pendenza e' marcata.
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9 - Divieti, paranoie, sull'andare scalzi? |
1) Per prima cosa la grammatica: scalzo, significa "senza scarpe" e quindi "piedi scalzi" è, oltre che sgrammaticato, una tautologia. O si dice "scalzo" o "persona scalza" o "a piedi nudi". Paura della parola "nudo"? 2) Nei luoghi pubblici NON è vietato stare scalzi (salvo in particolari situazioni per motivi, comprovati, di sicurezza). Non solo, visto che siamo in uno stato di diritto, NON SI PUO' VIETARE alle persone di stare scalze (sempre salvo casi eccezionali, ecc.) per un motivo molto semplice, che qualunque studente di legge al primo GIORNO di frequenza vi può illustrare: la maggior parte delle persone (almeno per ora) che si trova scalza in luogo pubblico o ha rotto un sandalo (o infradito), o ha delle vesciche per il troppo camminare o sta partecipando ad una manifestazione religiosa (processione, pellegrinaggio, ecc.) e non si può certo multarle, incarcerarle, lapidarle per questo. Ma visto che la legge è uguale per tutti, questo vale anche la piccola minoranza che le scarpe le lascia a casa (o in macchina). Non si può neanche porre condizioni (mi mostri la scarpa rotta o la vescica) per permettere lo scalzismo. Ogni legge o divieto in tal senso sarebbe ANTICOSTITUZIONALE e quindi facilmente impugnabile. Anche il famoso divieto del comune dell'alto Tirreno, se ancora in vigore, sarebbe facilmente impugnabile presso il TAR. Dovrebbe comunque essere stato ritirato. Qualcuno avrà sussurrato al sindaco: "E se multiamo Lapo Elkan o Manuela Arcuri, ce li scordiamo a vita i VIP sulle nostre spiagge..." 3) Per quanto detto sopra, se qualche pubblico ufficiale o ad esso equiparato vi imponesse di calzarvi e/o vi multasse, sarebbe imputabile, e quasi certamente condannato, per abuso di posizione (o di autorità, non ricordo bene). In ogni caso, se membro delle forze dell'ordine, avrebbe grossi problemi di carriera. Comunque l'esperienza personale mi porta a dire che, salvo rarissime mosche bianche, i tutori dell'ordine non solo conoscono perfettamente i vostri diritti e sono tenuti a difenderli, ma lo fanno volentieri, soprattutto quando trovano un prepotente arrogante che invece vuole violarli. 4) Gli esercizi pubblici e la legge. Dovete sapere che, per legge, un titolare di esercizio pubblico (negozio, bar, ristorante, ecc.) NON può rifiutare di servirvi (e quindi di farvi entrare nel suo locale). Se pagate, ovviamente. Inoltre, il suddetto titolare è tenuto a conoscere gli articoli di legge che lo prescrivono. Noi no, ma fa comodo poterli citare in caso d'emergenza. Cominciamo con il “Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza” (T.U.L.P.S.) che al capitolo 15 (Degli esercizi pubblici) recita:
Art. 187 Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo.
Essere scalzi, secondo la giurisprudenza attuale NON è un valido motivo. Anche in presenza di un regolamento scritto che imponga un dress code (che è illegale). Creare disturbo, essere ubriachi molesti, essere sporchi e puzzare o infastidire gli altri clienti, sì. Qualora un cliente protestasse animatamente perché disturbato dai nostri piedi nudi, beh, ai sensi della legge sarebbe lui il disturbatore e, se il titolare ritiene che sia il caso, può allontanarlo. Se allontana voi infrange la legge e può essere denunciato, multato e rischiare la chiusura del locale.
Se siete curiosi di conoscere gli articoli citati del Codice Penale, riguardano ESCLUSIVAMENTE la somministrazione di alcolici e recitano:
Articolo 689. Somministrazione di bevande alcooliche a minori o a infermi di mente. L’esercente un’osteria o un altro pubblico spazio di cibi o di bevande, il quale somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcooliche a un minore degli anni sedici, o a persona che appaia affetta da malattia di mente, o che si trovi in manifeste condizioni di deficienza psichica a causa di un’altra infermità, è punito con l’arresto fino a un anno. Se dal fatto deriva l’ubriachezza, la pena è aumentata. La condanna importa la sospensione dall’esercizio.
E per quanto possiate essere paranoici, nessun professionista, cioè l'unico che possa attestare una malattia mentale, vi giudicherà matto se siete scalzi. Quindi, anche se siete un po' paranoici, siete a posto e potete bere alcolici.
Articolo 691. Somministrazione di bevande alcooliche a persona in stato di manifesta ubriachezza. Chiunque somministra bevande alcooliche a una persona in stato di manifesta ubriachezza, è punito con l’arresto da tre mesi a un anno. Qualora il colpevole sia esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevande, la condanna importa la sospensione dall’esercizio.
Insomma, se bevete fatelo con moderazione e nessuno vi potrà dire nulla.
E se un esercizio commerciale ci impedisce di entrare? Non perdete tempo ad andare in Questura o al più vicino comando dei Carabinieri: dovreste avere testimoni, documentare il fatto, ecc. Fate quello che suggeriscono le stesse Forze dell’Ordine: chiamate il 113. Arriverà sul posto una pattuglia che constaterà in loco la violazione di legge e provvederà alla denuncia delle persone che violano illegalmente i vostri diritti, persone che per questo passeranno i loro guai. Sappiate che la polizia agirà sempre e solo così e in nessun altro modo, perché così vuole la legge. Quindi, per voi, chiamare il 113 è sicuramente la cosa migliore, anzi l’unica cosa che dovete fare: non esiste che permettiate che qualcuno violi la legge per impedirvi di fare una cosa che avete tutti i diritti di fare. Chiamate la polizia e fate valere i vostri diritti. La polizia darà ragione a voi, perché non può (e non vuole) fare altrimenti.
Tra l'altro, questo risponde alla domanda "Che potevo fare?" che si fecero le vittime di soprusi in alcuni esercizi pubblici: PER LEGGE, se avessero denunciato la cosa, i rispettivi titolari avrebbero passato dei guai. Vi siete mai chiesti perché i direttori dei supermercati dove le guardie giurate hanno fatto storie a chi invece ha fatto valere i propri diritti hanno cazziato loro e fatto entrare i clienti? Perché conoscono la legge. E, tra cazziare un dipendente e farsi chiudere l'esercizio, trovano molto più gratificante cazziare il dipendente. :-)
Qui; Un esercizio commerciale ci impedisce di entrare?
potete trovare come un nostro socio ha affrontato il problema in un modo alternativo al 113. 5) Luoghi privati: la parola del padrone di casa è legge. Curiosamente a chi scrive è capitato ultimamente di essere invitato ad una cena elegante e la padrona di casa ha chiesto esplicitamente di venire scalzo, presentandolo poi agli altri ospiti, che non conosceva, sottolineando con ammirazione il suo vivere scalzo.
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10 - Come si fa con chiodi, vetri e altro? |
Prima risposta: chiodi, vetri, cocci e oggetti taglienti Quando si impara ad andare scalzi e quindi lo si fa frequentemente, si riattivano quasi "magicamente" una serie di abilità che ignoriamo di possedere, per esempio basta un' occhiata al terreno anche da 10-15 m prima per evitare - se è ciò che vogliamo - di mettere i piedi su oggetti o punti che vogliamo evitare. In seguito si impara che ci sono pochissime superfici dove NON SI DEVE camminare scalzi. Certo, capita di bucarsi un piede e di tagliarsi; niente di drammatico, inizialmente va bene un approccio con disinfettanti e altro, poi ce ne sarà meno bisogno perché il sistema immunitario sarà molto più reattivo. Seconda risposta: la sporcizia Qui bisogna essere pratici e fortemente realistici. Ad un primo approccio, per molti è "impossibile" superare il fastidio (o il ribrezzo) di mettere i piedi per terra, sopratutto dove è sporco. Lo sporco esiste e però non deve far paura. Alcune considerazioni: a) molti dicono: in casa, si, fuori mai! Quando entrate in casa, vi togliete le scarpe prima? Fanno altrettanto tutti gli altri? Perché se non è così le vostre ed altrui scarpe portano a casa tutto ciò che tranquillamente calpestate per strada e voi ci camminate sopra beatamente E NON VI ACCORGETE DI NULLA! b) Avete idea di quanto "sporco" c'è nei vostri polmoni, nel vostro stomaco? No, vero? Perché NON SI VEDE! Invece i piedi sporchi si vedono e anche a qualche barefooter non piacciono, sia chiaro. Però: camminare sullo sporco, FORTIFICA moltissimo il sistema immunitario e su questo non c'è discussione; naturalmente, qualche precauzione si deve prendere, tipo antitetanica efficace.
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11 - Chi va scalzo deve fare l'antitetanica? |
La risposta vaccinale è estremamente individuale, perciò non è detto che essere vaccinati voglia dire immunità. Esistono i non-responder, cioè persone che pur vaccinate non producono anticorpi specifici. Per questo motivo ad ogni vaccinazione dovrebbe seguire (dopo un mesetto) un dosaggio degli anticorpi che ci interessano e vedere se si è effettivamente protetti. Ma non è cosa sostenibile come screening di massa, soprattutto per motivi economici. Quante sono le probabilità che un soggetto vaccinato non risponda? Pochissime, allora si sceglie di fidarsi del sistema immunitario medio. Sei vaccinato, allora hai altissime probabilità di essere protetto. Gli operatori sanitari vengono tutti vaccinati, ad esempio, per l'epatite B: negli ultimi anni si preferisce dosare quanti anticorpi hai, cioè il cosiddetto titolo anticorpale: se hai tanti anticorpi, allora sei protetto e non sarai vaccinato. Perché vaccinare se non ne hai bisogno? Ecco, questo dovrebbe essere il nuovo approccio immunologico. Che non è applicabile in massa. Costa meno vaccinare, che fare test di screening. Inoltre per essere sicuro dovresti fare un test almeno ogni sei mesi, mentre si da per scontato, su base statistico-epidemiologica, che una vaccinazione dura almeno un certo numero di mesi. Insomma, la domanda è più profonda di quanto immagini e tocca una problematica complessa e di difficile soluzione. Proprio per questo motivo si preferisce fare riferimento ai protocolli approvati dall'OMS, saldamente fondati su dati ricavati da indagini vastissime e su intervalli temporali di generazioni. Ogni individuo è diverso dall'altro e se si ha tempo, voglia e denaro da spendere la cosa migliore è effettuare un monitoraggio personale; in caso contrario ci si deve attenere a protocolli chiari e ben collaudati. Vedi QUI. Ricordati che avere in mano un certificato vaccinale è fondamentale per non ricevere dosi di vaccino inutili o addirittura pericolose. Ora, non riceverai dosi di vaccino se sei stato vaccinato da meno di cinque anni; in caso contrario tutto dipende dalle tue ferite. Se queste sono gravi e visibilmente contaminate e sei stato vaccinato da più di cinque anni, allora è meglio effettuare un richiamo. Sì, l'efficienza vaccinale decade col tempo, ma non è una correlazione diretta. Dipende dal tuo sistema immunitario, dalle tue abitudini di vita e dalle tue caratteristiche individuali. Sono convinto, e mi piacerebbe poter scrivere un lavoro specifico sull'argomento, che i barefooters hanno tutti titoli anticorpali anti-tetano abnormi, perché sono iperstimolati da una situazione anti-igienica, ma servono prove. Nel dubbio e considerando l'importanza di avere in mano un certificato vaccinale in caso di incidente, non rinuncerei al classico richiamo decennale. (Flavio)
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12 - Rischi da animali roditori (leptospirosi) o quadrupedi domestici (vermi)? |
Non si devono fare allarmismi sproporzionati ed è più facile beccarsi un cancro fumando qualche sigaretta al giorno. Però è anche vero che andare scalzi non è attività scevra da pericoli: tutti pensano al tetano ed ai vetri, ma i vetri si possono evitare e non bucano poi così facilmente una suola ben allenata, mentre per il tetano esiste la vaccinazione. È altrettanto vero che se vogliamo essere credibili dobbiamo essere obbiettivi. Fino ad un decennio fa, ad esempio, nell’Italia meridionale erano endemiche le infestazioni da anchilostoma, un verme maledetto che può penetrare attraverso la pelle, provocando una sindrome cutanea estremamente pruriginosa (larva migrans) e che una volta localizzato nell’intestino provoca anemie anche gravi. Sono anni che non si osservano più casi, ma non dobbiamo dimenticare che il parassita non si è estinto e che i contadini non lavorano più scalzi nei campi frequentati da animali da lavoro infestati. La leptospirosi registra, invece, numerosi casi all’anno. Su questa malattia in internet si trova di tutto e di più; l’agente infettante è estremamente delicato e sopravvive molto più facilmente in ambiente acquoso. La pelle abrasa è un’ottima porta d’entrata e chi cammina scalzo non si illuda di avere la pelle perfettamente integra troppo a lungo. A questo punto non si può fare a meno di fare qualche considerazione. Negli ambienti promiscui è più facile trasmettere o contrarre malattie. Se rinchiudiamo dei cervi in uno stretto recinto, in condizioni di sovraffollamento ed in presenza di roditori con demografia esplosiva per mancanza di predatori naturali, va da sé che il minimo che possa accadere è che i roditori si trasmettano la leptospira con facilità, che urineranno frequentemente sulle mangiatoie e che i cervi diventeranno presto infetti e vettori di malattia. Lo stesso discorso vale per i parchi con zone sabbiose dove i bambini amano tanto giocare; da un lato dobbiamo fare i conti con le numerose deiezioni di animali non colpevoli, ma con padroni che non si curano certo di raccogliere gli escrementi dei loro amici a quattro zampe, dall’altro ci sono i gatti, difficilmente controllabili che amano molto la sabbia per seppellire (e l’intenzione è buona) il prodotto della loro evacuazione. Più animali evacuano, maggiori sono le probabilità di contrarre qualche parassitosi; l’anchilostoma può penetrare la pelle e provocare la sindrome della larva migrans, ma se non succede è perché nessuno va più scalzo da tempo. Insomma, la morale della favola è che camminare scalzi fa bene, è salutare, come salutare può essere un buon bagno, ma così come evitereste acque inquinate, per favore evitate zone troppo affollate da animali che vi eliminano i propri scarti fisiologici. Se una zona è infestata da topi, se vengono fatti defecare decine di animali al giorno, usate il buon senso. Il mondo è tanto grande, spostiamoci un poco più in là. Anche le attività sportive sono salutari, ma, almeno credo, nessuno le praticherebbe nelle vie più trafficate della città. Al di là di questo, le rimostranze di certe persone molto difficilmente si basano su sentimenti di altruismo e l'argomentazione igienico-sanitaria altro non è che un'ottima scusa per giustificare il proprio imbarazzo e la propria intolleranza, ma ritengo che in certe condizioni il rischio obiettivo non possa e non debba essere taciuto né sottovalutato.. (Flavio)
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13 - Rischi da animali per i bambini scalzi? |
Le parassitosi infantili sono ancora oggi un problema ben lungi dall'essere estirpato, ma c’entrano poco con il fatto di essere scalzi oppure no. I bambini giocano con la terra e si portano facilmente le mani alla bocca. Non vedo differenze particolari fra bambini scalzi e adulti scalzi, se non il fatto che il bambino ha poca coscienza del pericolo e se lasciato scalzo tende a correre liberamente anche in luoghi che nascondono insidie non immediatamente intuibili, perciò il bambino va sorvegliato nelle sue attività quotidiane, senza isterie e senza vedere demoni dove non ci sono, ma questo è vero sempre e non riguarda solo il barefooting. Oggi pretendiamo di vivere in un mondo innaturalmente sterile e siamo pieni di assurde paure; abbiamo difese efficaci selezionate da milioni di anni di evoluzione che rischiamo di perdere vivendo in un mondo artificiale a-biologico. Questo non vuol dire sottovalutare i pericoli di ambienti particolarmente a rischio: non camminerei mai scalzo sulla riva di certi fiumi "urbani" che pullulano di pantegane e nelle cui acque ci possono essere scarichi di porcilaie abusive (senza citare i guai chimici), né in parchi notoriamente "infestati" da siringhe di tossicodipendenti. Insomma, scalzi in natura va bene, sono sempre gli ambienti iperaffollati, ipernutriti e squilibrati dall'intervento umano a creare problemi. Città? Se escludiamo le siringhe ed i cocci di bottiglia, ben visibili se non nascosti dall'erba alta, non vedo pericoli particolari. Il nero che ci colora tipicamente le suole è provocato solo da polveri grossolane incapaci di stare in sospensione. Molto più temibili le polveri che inaliamo. Un esempio un po' ai limiti? L'espettorato di una persona affetta da tubercolosi verrebbe facilmente evitato da un camminatore scalzo attento (e i calzati?), ma poi secca ed il vento trasporta il suo potenziale patogeno. Succede più spesso di quanto si creda, ma solo le persone più deboli si ammalano e non certo coloro che camminano a piedi nudi. Quindi tranquilli! Andiamo scalzi fin che ci pare e non facciamoci inutili paranoie, ma stiamo alla larga dagli ambienti che presentano rischi obiettivi eccessivi.. (Flavio)
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14 - Che rischio camminando sui campi anche concimati? |
Metti davvero il dito su un discorso tanto ampio, quanto a doppio taglio. Una volta si parlava tanto di rotazione agraria: oggi coltivo specie che consumano molto azoto, l'anno prossimo semino il trifoglio. Faccio riposare, in un certo senso, il terreno e coltivo piante con radici molto ricche di batteri azoto fissatori. Poi ci sono i temporali: strano, vero? Tuoni e fulmini, che risvegliano certe nostre paure ancestrali, eppure la frustata energetica schioccata dai fulmini genera reazioni chimiche capaci di arricchire l'atmosfera di nitrati e nitriti. La pioggia fa il resto ed arricchisce il terreno. Bene, però siamo tanti e mangiamo più di quanto serva. Non mi fraintendano i vegetariani, ma è che siamo proprio troppi. Pompiamo gli animali d'allevamento e pompiamo i vegetali perché diventino sempre più veloci a crescere e sempre più succulenti. Il terreno non può ricaricarsi fisiologicamente: ci vuole un po' di doping. Le alternative? O i concimi naturali o quelli chimici. Questi ultimi, dilavati dalle piogge, finiscono in fiumi e laghi, provocando l'eutrofizzazione. In sostanza, le alghe micro o macroscopiche che vivono negli ambienti acquatici esplodono perché non trovano limitazioni energetiche rappresentate dal cibo. I concimi naturali dovrebbero essere i migliori, ma se non si controllano bene i cicli parassitari o gli enterobatteri naturalmente presenti nell'ambiente intestinale, allora sono guai seri. Oggi la sorveglianza veterinaria dovrebbe aver portato alle soglie dell'estinzione parassiti pericolosi come l'anchilostoma duodenale o necator o insidiosi come lo strongiloide stercoralis (quelli che perforano la pelle degli scalzi, tanto per intenderci), allo stesso modo il divieto di usare liquami fognari dovrebbe aver portato allo stesso risultato. Molti dati epidemiologici che indicano la persistenza di certe parassitosi in certe regioni d'Italia sono spiegabili con l'enorme aumento di sensibilità dei test di laboratorio, ma anche con il grande divario di tempo che può intercorrere fra l'infestazione e la scoperta di essa. Insomma, molti soggetti infestati sono anziani esposti molti decenni fa. Si tratta di una casistica che può impressionare, ma qual'è la situazione attuale? Non lo sappiamo. Bisognerebbe prelevare campioni di terreno e fare indagini approfondite su di essi: perché il problema è se certi parassiti sono scomparsi per un migliore monitoraggio igienico-sanitario e veterinario o se la situazione è rimasta potenzialmente pericolosa, ma disinnescata dall'uso di protezioni passive (scarpe, stivali e/o guanti). Non sapendolo, cammino scalzo volentieri negli ambienti urbani, evitando di attraversare campi a marcita (leptospirosi) o concimati con non so che cosa. Quale sia il rischio obiettivo che si corre camminando scalzi in questi ambienti biologicamente pericolosi è difficile dirlo, perché mancano dati a sostegno di un'ipotesi in entrambi i sensi. Non dimentichiamo neppure che le feci di cavallo ospitano senza problemi moltissi clostridi (bacilli) del tetano, una ragione di più per vaccinarsi se si ama camminare a piedi nudi, ovunque si vada, anche in natura. Ciò che ho scritto vale in ambiente europeo; fuori dai nostri confini le riserve possono davvero essere troppe. In linea di massima non si vada scalzi in ambienti tropicali selvaggi. Ma questo è tutto un altro discorso.. (Flavio)
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15 - Anchilostomiasi, strongiloidosi, cosa sono? |
Sono invasioni, nell’organismo ospite (cane, gatto, maiale, uomo, ecc.), da parte di organismi animali complessi, in questo caso vermi, capaci di perforare le barriere cutanee e di compiere il loro ciclo vitale all’interno degli organismi invasi. Le conseguenze possono essere lievi (solo sintomi fastidiosi) oppure gravi (anemia intensa, tossicosi generalizzata, diarrea, risposte immunitarie generalizzate). L'anchilostomiasi di solito è grave, la strongiloidosi può essere asintomatica per anni così come può dar luogo a conseguenze gravi: dipende dalla risposta individuale. Di sicuro molto di più di una banale verruca o micosi cutanea. La strada di campagna solitamente non è né allagata né concimata, perciò ci puoi camminare tranquillamente. Il sostegno di un autobus è un potenziale vettore di infezioni, ma tieni presente che la pelle delle mani rappresenta una barriera efficacissima, basta non mettersi le dita in bocca. Esposizione NON vuol dire infezione ed infezione NON vuol dire malattia. Il problema di certi parassiti è che sono muniti di enzimi capaci di interrompere la continuità della barriera cutanea e di penetrarvi attivamente migrando prima ai polmoni, poi, attraverso varie fasi maturative, all'intestino. Il campo seminato non necessariamente è contaminato, come non lo è necessariamente quello concimato. Parlavi di bagni pubblici, ma è difficile incappare in deiezioni, forse infette, sempre ammesso che ce ne siano in quantità tali da poter rappresentare una pericolosa fonte di infezione; i liquami da concime, invece, derivano da centinaia o migliaia di individui diversi, perciò le probabilità che contengano agenti infettanti od infestanti aumentano a dismisura. Il ruolo contagiante del bicchiere lavato male resta più un mito che una realtà: sarà anche lavato male, ma qual'è la carica infettante? Al di sotto di una certa soglia non ci si infetta e tanto meno ci si ammala e poi c'è la proverbiale labilità degli agenti che provocano sifilide o immunodeficienza acquisita (AIDS); se ti ammali o ti sieroconverti è molto poco credibile imputare la colpa al bicchiere lavato male. Le condizioni igienico-sanitarie ed i controlli stringenti hanno reso sicuri anche i nostri amici a quattro zampe. Semmai il problema potrebbe essere rappresentato dal randagismo, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi: per infettarsi od infestarsi ci vuole un individuo infetto ed un individuo infetto deve essere in grado di eliminare un esercito con una forza sufficiente a superare ed invadere la nostra fortezza. Una volta rotto il circolo vizioso si può stare abbastanza tranquilli. Morale: il rischio è basso, ma se possiamo scegliere fra un campo concimato ed una strada di campagna, non esitiamo. Scegliamo questa.. (Flavio)
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16 - Antitetanica. Quando? |
Volendo essere precisi bisognerebbe dosare il titolo anticorpale (cioè la concentrazione degli anticorpi anti-tetano nel nostro "sangue"), ma non tutti eseguono questo test. Io, ad esempio, in kit costruiti da noi nel laboratorio immunologico, avevo titoli abnormi. Teoricamente non ci si dovrebbe vaccinare con titoli così alti, perché si è comunque protetti, ma ho continuato ad eseguire richiami senza alcun problema. Dal momento che il titolo degli anticorpi anti-tetano non si esegue di routine e neppure è criterio per decidere se vaccinarsi o no, ci si affida a criteri puramente statistici. Ogni dieci anni, semplificando molto la procedura, ci si rivaccina. Sì, è un po' un guaio, perché esistono anche le persone che non rispondono alla vaccinazione e qui la titolazione anticorpale sarebbe molto utile per decidere la strategia corretta per rimediare al problema, qualora fosse possibile. (Flavio)
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17 - Scalzi sì, scalzi no. Quando e dove? |
Mi rendo perfettamente conto che alcune puntualizzazioni professionali possano suscitare paure e perplessità.
La calzatura produce danni e problemi, perché mette in primo piano il discorso estetico senza tener conto della fisiologia e dell'anatomia del nostro meraviglioso piede. Non lo lascia traspirare e non si è ancora trovato il giusto compromesso fra protezione e sensibilità. È chiaro a tutti che i guanti si dovrebbero indossare in certe precise condizioni di rischio e ciò sembra essere perfino lapalissiano, ma non è altrettanto evidente che il discorso dovrebbe essere esteso alle calzature. Insomma, la calzatura ci ha permesso di debellare parassitosi pericolose e gravi che noi occidentali nemmeno ci possiamo immaginare, ma dobbiamo calibrare bene il discorso, perché non si può tacere che quelle parassitosi che penetrano attraverso la pelle dei piedi possono benissimo farlo attraverso la pelle delle mani, delle braccia o delle gambe. È un fatto che, al di la di certe condizioni professionali, i nostri piedi sono quelli che entrano più a contatto e per un tempo maggiore con ambienti infestanti di un certo tipo. Però il buon senso ed un poco di conoscenza ci fanno capire che qui si può e la no. Insomma abbiamo tutti gli strumenti per capire se e quando utilizzare i cosiddetti dispositivi di protezione individuale, fra i quali ci metto le calzature. In molti ambienti divertiamoci ad eccitare i nostri sensi con le suole nude, in altre circostanze o cambiamo percorso o ci ricalziamo. (Flavio)
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18 - Insomma, in generale andare scalzi è davvero poco rischioso? |
Piano! Stiamo parlando di noi occidentali, con rischi infettivologici molto limitati dalle nostre norme igienico-sanitarie molto stringenti. Un conto è vivere in un ambiente iper sterile, un'altro è vivere in una giungla pronta a divorarci. Si può vivere a piedi nudi nella maggior parte del mondo e nella maggior parte degli ambienti, ma non commettiamo l'errore di chi pensa che si possa andare in guerra senza armatura. È pur vero che noi occidentali ipertecnologici e drogati di comodità abbiamo disimparato a seguire i ritmi della Natura ed abbiamo trasformato alcune invenzioni in un modus vivendi, al punto di discriminare chi non si adegua. Su questo sono d'accordo. Però chiedo a tutti: sappiamo valutare se prendere il treno, il tram o se andare a piedi. Dipende dal tempo a disposizione e dalle circostanze. Sappiamo se avere rapporti protetti o senza il profilattico; usiamo le "pattine" se prendiamo in mano una pentola bollente, eppure non abbiamo ancora imparato se e quando usare le scarpe. Si usano e basta, sono uno status simbol, un elemento di moda, un segno distintivo. Se cominciassimo a vederle solo come un DPI (dispositivo di protezione individuale), forse potremmo iniziare a disfarcene in tantissime occasioni. (Flavio) |
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