In Svizzera
di Marco
La Svizzera è un paese assai tollerante nei confronti dei barefooters, specialmente il Canton Ticino e i Cantoni di lingua tedesca. Anche nei Cantoni romandi di lingua francese non ci sono problemi, tuttavia sono gli unici nei quali mi è capitato di sentire gente che mi bofonchiava alle spalle qualcosa che non aveva l’aria di essere un gran complimento.
A Ginevra ho visitato scalzo un paio di musei e camminato in lungo e in largo per il centro storico. A Losanna, città universitaria, non ci sono mai stati problemi: il mio primo avvistamento di persona scalza in mesi invernali risale ai primi di marzo del 1974 proprio a Losanna. Una cosa che - all’epoca - mi lasciò stupefatto, dato che io ero abbastanza imbacuccato e naturalmente con scarpe chiuse e calze di lana...
In Ticino gli svizzeri italiani non praticano per nulla il barefooting, ma non si pongono il benché minimo problema davanti a una persona scalza, e si comportano nel più naturale dei modi.
Purtroppo (e anche nella Svizzera tedesca), col passare degli anni, è diminuito il numero di persone scalze. Nei Cantoni tedeschi è ancora possibile vedere dei bambini, ma giovanotti e ragazze e sopratutto adulti stanno diventando molto rari. Avere sandali “Teva” o “Birkestock” ai piedi sembra essere «in» (per non parlare di Puma, Adidas e soprattutto Nike) mentre camminare scalzi sembra ormai essere «out».
A riprova di questo potrei raccontare un fatterello che denota uno strano clina verso i barefooters da parte delle autorità. Quest’anno ho fatto una lunga escursione a piedi nudi a cavallo fra Svizzera e Germania. Con un amico (scarpatissimo) sono partito dalla sponda svizzera del lago di Costanza col traghetto, avendo cura di lasciare le mie calzature nell’auto parcheggiata poco distante dall’imbarcadero. Mi sono recato a Friedrichshafen sulla sponda tedesca, soprattutto per visitare il Museo dei dirigibili Zeppelin.
Sono andato al ristorante del museo, poi ho visitato tutto il museo Zeppelin, e ho fatto anche un giro in paese: il tutto senza scarpe e - soprattutto - senza possibilità di metterle perché erano addirittura “all’estero”!!! Da parte tedesca nessun commento, nessuna occhiataccia, qualche sorriso comprensivo.
Al rientro, usciti dal traghetto, la guardia di frontiera svizzera ha controllato qualche passeggero e poi ha trattenuto i documenti miei e del mio amico per una verifica a computer.
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Naturalmente poi ce li ha ridati dopo 4-5 minuti e non è successo assolutamente niente (neanche una sola parola di commento).
Ma mi è restato il sospetto che se io avessi avuto le scarpe al massimo avrebbe dato appena un’occhiata distratta al documento senza passare a verificarlo. Per fortuna c’è ancora un Cantone dove camminare scalzi non crea il benché minimo fastidio neppure alle forze dell’ordine. E’ il Canton Appenzell, nel nord-est della Svizzera. Diviso nei due semi-canoni Innerrhoden (interno) ed Ausserrhoden (esterno), Appenzell è stato il primo luogo d’Europa a inventarsi un sentiero da percorrere a piedi nudi. E mica una passeggiatina bau-bau micio-micio di un chilometro massimo due come nei maggiori “barfusspfad” tedeschi (ovvero parchi/sentieri per piedi scalzi), aperti ultimi anni (v.sito)
Il sentiero di Appenzell, nella sua interezza, è lungo quasi 11 km, un poco di più della reale distanza ferroviaria (9 km) tra Appenzell e Gonten, dove ha inizio e fine.
E’ appositamente reclamizzato con una piccola brochure a colori che viene distribuita all’ufficio del turismo.
In sostanza si suggerisce di prendere il trenino delle Appenzeller Bahnen con destinazione Gonten. Durante il tragitto si tolgono scarpe e calze e le si consegnano al capotreno (proprio così, non sto inventando: è proprio scritto nel depliantino). Si scende scalzi a Gonten e si seguono semplicemente le indicazioni del sentiero indicato con frecce gialle con sopra un’orma di piede nudo. Si incrocia di nuovo la ferrovia a Gontenbad, dove ci si può fermare al caffè delle terme e rilassarsi un momento.
I meno coraggiosi possono essere tentati di riprendere qui il treno di ritorno, ma il percorso continua e seguendo le indicazioni si termina la camminata alla stazione di Appenzell, dove - su una rastrelliera - si ritroveranno le proprie scarpe/calze. Lungo il percorso ci sono alcune fontanelle che permettono di darsi una risciacquata alle estremità inferiori.
Personalmente sono salito in treno direttamente scalzo, in modo da non avere l’imbarazzo di lasciare orrendi calzini al capotreno.... Post-Scriptum = In Svizzera non ci sono cartelli sulle scale mobili che proibiscono di salire scalzi.